"Nonostante la crisi economica e l'aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, (in Italia ricorda Confartigianato nei due anni di crisi i disoccupati tra i 15 e i 34 anni sono aumentati di 216.000 unità) ci sono mestieri quindi per i quali il posto di lavoro è sostanzialmente assicurato e questo avviene prevalentemente per le attività tipicamente artigiane. Su circa 1.500 nuovi installatori di infissi necessari alle aziende - si legge nella ricerca - ne mancano all'appello oltre l'83% mentre per i panettieri artigianali (attività faticosa soprattutto per gli orari notturni) è difficile coprire il 39,4% dei 1.040 nuovi posti. Senza considerare attività comunque richiestissime come quella dell'infermiere, la Confartigianato, guardando alle proprie aziende, sottolinea la carenza di gelatai e pasticceri (mancano il 29,1% dei 1.750 cercati dalle imprese) ma anche di sarti e tagliatori artigianali (manca il 21,9% dei 1.960 specialisti richiesti dalle aziende). Difficile anche reperire estetisti e parrucchieri (vuoti il 21% dei posti) e falegnami specializzati (mancano il 19,8%). Meno complicato trovare baristi (mancano il 14,2% dei 7.030 posti disponibili) e camerieri (resta vuoto il 14,1% dei posti offerti dalle aziende)."
http://www.corriere.it/economia/10_ottobre_23/mestieri-introvabili-studio_12d15cc0-deda-11df-99d6-00144f02aabc.shtml
Mandiamo i figli alle università per farli finire nei contact center a 400€/mese con orari infami ad elevato tenore di stress e nessuno sviluppo professionale, lasciando bacini occupazionali con ampi spazi negoziali ad immigrati che stanno già diventando i nuovi benestanti.
Che cosa c'è che non quadra in tutto questo? Io direi che una sempre meno sostenibile sovrapposizione fra conoscenza e mestiere è una cosa. Il fallimento del mito del consumismo e dell'esubero produttivo che regge grandi imprese che vivono sempre più dei nostri sussidi e sempre meno dei risultati, è l'altra.
Può esserci amore per i "vecchi" mestieri soffocati nell'epoca del boom e dell'urbanizzazione degli anni '60? Quanti low e middle manager con un rapporto fra tempo occupato e responsabilità, da un lato, e stipendi sempre più impiegatizi a fronte di una vita personale inesistente, dall'altro, dopo una cura contro assuefazione e dipendenza da logiche aziendali, accetterebbero con piacere di mettere su una pasticceria?
Che ci sia qualcosa di drogato e manipolato nei nostri modelli di sviluppo, non è più un mistero per nessuno. Quale ne possa essere la cura, questo sì. Una vita più semplice ed essenziale, forse. Da dove partire? Da chi? Quando?
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