04 febbraio 2010

Steve Jobs suk pacio; il perché di una ridonadanza

Premetto che per me Steve Jobs è stato e resta uno dei migliori comunicatori al mondo. Non so ricordare uno che sappia parlare con chiarezza e semplicità da fare comprendere il senso di quello che intende anche a chi non mastica per niente l'inglese.
La sua prolusione a Stanford rimane una pietra miliare tale da fare impallidire Cicerone.
Per lui comunicare è stato fondamentale perché ci sono ancora molti che non hanno capito neppure quello che aveva in mentre 30 anni fa.
Che condisse con attributi macroscopici le sue "creature" era noto e funzionale, ma capitava che esagerasse soprattutto quando non l'aveva ancora ben metabolizzato e che quindi fosse in difficoltà a illustrarlo o quando temeva fortemente che non si sarebbe potuto comprendere il suo messaggio, la gestalt del prodotto, la vision che stava alle spalle.
Che questa volta avesse esagerato più del solito l'avevo colto, ma l'interesse per l'oggetto e l'amore incondizionato per il dio terrifico mi ci ha fatto soffermare poco.
Il filmato che segue invece lo evidenzia in maniera persino mostruosa e anche il più sfegatato Apple lover non può non guardare attentamente questo don Giovanni del marketing al lavoro:

Ringrazio Luca Ciccioni per avermelo fatto osservare all'interno del suo ottimo pezzo Apple e persuasione: i segreti svelati, nella cui prima parte sottolinea, più che l'evidente esagerazione entusiastica il meccanismo di ancoraggio reiterativo messo in atto all'unisono dai partecipanti di questo keynote.

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