24 luglio 2006

A proposito di solitudini...

...più o meno in questi giorni, correva il 1999, scrivevo per l'Intranet dell'azienda in cui operavo un articolo dal titolo post-bertolucciano "Io corro da solo".
Si trattava di una riflessione sul cambiamento della cultura organizzativa per quanto attiene l'etica del lavoratore e del manager (che alla fine era e sempre più è diventato un lavoratore come altri).
Questa è un'istigazione a leggerlo "sette anni dopo" (e per alcuni amici a ri-leggerlo) per confrontare il disappunto di allora con l'indifferenza di oggi. Che sia un po' come la storia della rana che messa nella pentola a freddo si lascia cuocere diversamente da quanto farebbe se la si buttasse nell'acqua bollente?
Oppure erano tutti piagnistei immotivati e la nave va...?
Sarei curioso di conosce la vostra prospettiva personale (come al solito inseribile in commento).
Un pensierino per le ferie o per appesantire la canicola. Prima di ricominciare perché, si sa, "Roma rinascerà più bella e più superba che pria".

Chi ha voglia di leggere il pezzo lo trova qua

Per gli altri, qualche breve estratto.
"La cultura della mediazione e della dialettica é la piú avversata dal liberismo capitalistico estremo nello stesso modo in cui é combattuta dai brigatisti. Se Menenio Agrippa fosse vissuto oggi sarebbe stato giustiziato da un nucleo armato plebeo o ridotto ad accattonare dalle lobbies capitalistiche patrizie. E qualcuno pensa che sarebbe stato meglio cosí."
"Allora io corro da solo, fra delusioni giovanili e impotenze senili.
Corro da solo senza un'anima che mi guardi, che mi dica se ciò che faccio è male o bene; nessuno che mi mostri quello che ha fatto lui, o che prenda a discutere del lavoro comune o dell'azienda a cui si apparterrebbe.
Corro da solo il mio rally fermandomi sempre meno, su auto bollenti e rumorose dai sedili di ferro, dopo avere licenziato il navigatore in modo da avere tutta la gloria per me e rendere sempre piú soddisfatti gli spettatori sugli spalti, affamati dello spettacolo che solo la sofferenza e la morte possono offrire, e per arricchire un team delle corse fatto di gente che neppure conosco.
Io corro da solo, pigiando a fondo sull'acceleratore, ebbro della vertigine del mio destino che mi aspetta dietro una qualsiasi di quelle curve e che ora assorbe del tutto la mia dolorosa mente stanca.
Io corro da solo, e la velocità cancella il mondo attorno e la vita davanti."

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