19 giugno 2011

Il Bosone di Dick

Molte, troppe concomitanze ci fanno osservare come questo fine di civiltà possa essere caratterizzato dall'accelerazione. L'acceleratore di particelle che dovrebbe portarci alla manifestazione del cosiddetto Bosone di Dio diventa il simbolo stesso di questa dinamica. Prima Barbault che descrisse la grande congiunzione che, iniziata negli anni '80 e in procinto di chiudersi nel 2012 e poi più di chiunque altro chiara e spietatamente logica, Lisa Morpurgo vide l'accelerazione dei cicli planetari passare dalla velocità di Mercurio, gli anni in cui scriveva, a quella repentina lunare verso un rivolgimento del sistema stesso.

Se dovessimo usare una metafora, sarebbe quella di un uragano, un ciclone che si vede proiettati dentro il suo occhio attraverso il vortice a spirale sempre più veloce. È un po' quanto accade alle particelle che nella pista del CERN devono essere portate a velocità di rottura strutturale per dar vita a quella che René Thom chiamava catastrofe strutturale.

Diversamente dal linguaggio comune, in matematica la catastrofe è una trasformazione della struttura in maniera discontinua rispetto agli stati del suo cambiamento precedente.

Come un nastro di Möbius, ad un certo punto e senza gradualità quello che è interno si ribalta, come una federa da dentro a fuori, e diviene esterno.

La nostra realtà potrebbe, come in un racconto di Phil Dick, non farci neppure rendere conto del cambiamento e ribaltarsi nella parallela.

Senza neppure accorgercene ci troveremmo improvvisamente e angosciosamente estranei a noi stessi. Dobbiamo conservare in noi stessi la spiegazione di questa possibilità, la chiara mente, la bodhicitta che ci permette di essere presenti nella continuità.

Altrimenti non ci rimane altro destino che un'anomia eonica.


- Postato con BlogPress per iPad

Nessun commento:

Posta un commento