08 febbraio 2005

Bisogno di sicurezza e potere

C’è un confine delicato fra la capacità di previsione e la paranoia.
La paranoia è la più tipica degenerazione del potere. Il sovrano di cui ci racconta Elias Canetti contempla la sua città vuota dopo che ne aveva espulso fino all’ultimo abitante che potesse anche solo lontanamente contemplare l’idea di tradirlo o complottare contro di lui.
Le voci di corridoio soffiano come il vento sull’incendio del sospetto. Eppure il nuovo capo si fida di loro e si attornia di amici della precedente esperienza, anche se incapaci, pur di contare su uomini fidati. I suoi principali fallimenti nasceranno proprio da quei vecchi peones e proprio fra di loro ci sarà quello pronto allo sgambetto.
La paura non si confà al condottiero e neppure il sospetto, ma piuttosto la prudenza e la previdenza. Chi non sa guardare oltre finisce per temere quello che vi si può trovare.
Nello stesso modo in cui non deve vivere all’ombra del sospetto di quello che potrà capitargli, non avrà alcun merito nell’agire in base a quanto è già avvenuto: sarà troppo tardi e il futuro che andrà a scrivere, le gesta che andrà a guidare saranno già state compiute da qualcun altro.
Recita il Libro dell’Equilibrio e dell’Armonia: “Comprendere senza alterare la quiete, compiere senza lottare, conoscere senza vedere (...) L’abilità di agire ciò che è ancora inattivo, di comprendere ciò che è ancora oscuro e di vedere ciò che non è ancora nato sono tre capacità che si sviluppano reciprocamente”.
Soprattutto non in solitudine.
Infine non si apprende a prevedere quando si è troppo coinvolti.
Si impara modificando la propria persona con l’aiuto di altri e ci si fiderà di essa. Solo in essa si crederà nel momento della scelta, senza timore del prezzo che si potrà pagare, né avidità per i premi che si potranno ottenere.

Nessun commento:

Posta un commento