15 luglio 2007

La sfida della semplicità

Caro diario,
sono in vacanza sulla Costa Azzurra (che per le persone normali è un posto come un altro) e, invece di stare come tutti spaparanzato al sole, non riesco a fare a meno di darmi al consumismo. Tecno-consumista o intellettual-consumista, sempre un tossicodipendente sono. Mi consolo pensando che poteva andare peggio e invece, a parte qualche sigaretta, i miei vizi finiscono qui. Era una buona scusa per inforcare la moto e fare un giro fino a Monte Carlo dove c'è la FNAC, vera istituzione francofona nel settore. Dopo un inutile pellegrinaggio fra i gadget e una prima delusione negli scaffali informatici (ancor più smagriti e colonizzati dei nostri dall'innocuo fenomeno-Vista), mi indirizzo verso il secondo vizio.

A parte lo sviluppo di un'intera area dedicata allo "Sviluppo personale" stupefacentemente ricca di volumi fra i quali spiccano una quantità di titoli con la parola coach (-ing), e la invece più smunta zona dello "psi-", ho curiosato in quella ancor più povera dedicata all'organizzazione e alla consulenza d'impresa. Ho frugato fra le pagine alla ricerca di un libro che "avesse un'anima" tale da suggerirmi pensieri o riflessioni se non proprio nuove, almeno con un certo respiro. Quello che ho trovato sono soprattutto libri che cercano ognuno di fare passare una propria formula come una teoria o una tecnica inedita o originale. Non ho avuto l'impressione che ce ne fossero molte. Si sprecavano gli upgrade o le revisioni di temi di moda, primo fra tutti - come da un bel po' - l'intelligenza emotiva. Non sono comunque riuscito a trovare un libro ben organizzato in capitoli e paragrafi chiari che mi suggerisse di comprarlo.
Eppure di formule ce n'erano tante e sfogliando meglio ho scoperto quante fossero le teorie e le tecniche di cui ignoravo l'esistenza. La considerazione più triste era che, considerando l'età e i tanti percorsi intrapresi e poi messi da parte, c'erano troppe informazioni che ignoravo proprio in quelle teorie e tecniche che ero stato fra i primi a studiare, ad applicare e in molti casi a contribuire a diffondere e che quindi mi piccavo di conoscere ed utilizzare.

Sono uscito da quel negozio sconfortato e disorientato. Davvero!
Mi dicevo: "Ecco, vedi che non servi più a niente. Sei un vecchio archibugio e non puoi neppure andare a dire in giro che sai fare delle cose, mentre non sai fare nulla perché non sei aggiornato su niente. Per troppo tempo ti sei detto «impara l'arte e mettila da parte», ti sei convinto che quello che sai è in quello che sei e non in quello che hai imparato. Ti sei dato l'alibi che non c'era bisogno di altre tecniche o sistematizzazioni, perché quello che conta è il tuo esempio e alla fine la saggezza (o, come la chiama Piero Ferrucci, la Gentilezza) che fai trapelare nelle relazioni oppure le risorse che consenti alle persone di far scaturire da loro stesse. Forse è il caso che ti pensioni e che vivi di quel poco che ti basta in un angolo sperduto del mondo".
A parte quest'ultima considerazione che mi sembrava comunque abbastanza saggia da non venire trascurata troppo a lungo, me ne sono tornato alla mia spiaggetta con le orecchie basse.

Con il passare delle ore però la mia autostima si è poi ricomposta e ho deciso che avrei potuto sopravvivere a questa presunta ignoranza o vecchiaia intellettuale. A quel punto mi sono idealmente complimentato con i nuovi autori, i nuovi consulenti e i nuovi coach e ho augurato buona fortuna a tutti.
In seguito mi sono però domandato chi fossero i loro clienti. Manager e organizzazioni in crisi di identità, spesso disorientate, povere di idee, in un momento di cambiamento che non hanno ancora ben compreso. Ho immaginato anche che ne avessero provate tante e che avessero anche poca voglia di investire del proprio in revisioni interne e che quindi la via più semplice consistesse nella ricerca dell'ultima novità nella speranza che funzionasse meglio delle vecchie. E ho immaginato che anche i consulenti finiscano per adeguarsi a questa tendenza tirando fuori dal cilindro tecniche, terminologie e commistioni le più azzardate al confine del patetico pur di far immaginare di avere qualcosa di nuovo da proporre.

La speranza di tutti è che esista un deus ex-machina che fornisca una formula per nuove ricchezze, nuovi mercati, un ritorno di fortuna…
Effettivamente questa è una storia che non mi appartiene e non dipende dall'età o dagli aggiornamenti, ma dalle mie convinzioni più profonde. Il fatto che mi occupi di ipnosi fa sì che debba negare il mio aiuto a molte persone che con sempre maggiore frequenza al telefono o per e-mail mi dicono: "Lei fa ipnosi e allora può risolvermi questo o quel problema senza che debba far fatica e soprattutto senza il mio coinvolgimento cosciente, imponendosi alla mia volontà impenitente, portandomi a fare quello che non vorrei solo perché ho deciso che dev'essere così…". Queste storie non esistono: non esiste il lavoro senza impegno e senza fatica, al massimo quello per cui il coinvolgimento seppur faticoso è gradito; i risultati senza programmazione, coinvolgimento e onestà sono solo di due tipi: o rari colpi di fortuna, come vincere al Super Enalotto, oppure speculazioni, furti più o meno legittimati da un sistema sempre più fortemente parassitario che in genere non durano più del tempo di un arrembaggio; non esiste il fare gruppo senza coinvolgimento, né l'incentivazione del singolo senza incentivi, anche se tutti ci provano solo perché è l'ultima volpata del vicino di stanza.

Soprattutto non esiste una consulenza senza un consulente che metta in gioco se stesso - e non le sue slides, le sue esercitazioni e i suoi trucchi - e senza un'organizzazione o una persona che metta in gioco se stessa per quello che è e non per quello che vuol far vedere di se o fantastica di diventare senza fondamenti concreti.

Cosa rimane a me e a quelli, che credo non essere così pochi, che la pensano come me?
Probabilmente, la pazienza e la costanza, l'onestà e la gentilezza, la sobrietà e la modestia, l'autenticità e la semplicità, l'utopia e la strategia. Una parola che preferisco per riassumere tutti questi ingredienti penso sia proprio la semplicità.
Pensi, caro diario, che dopo tante sbronze di onnipotenza drogata si possa ripartire da lì?

Due passaggi di un noto Nazzareno con cui, caro diario, mi piacerebbe concludere queste riflessioni sono, citate alla bell'e meglio: "Siate candidi come colombe e astuti come serpenti" e "Siate come gli uccelli dei campi".

P.S.: però, non farle sapere in giro altrimenti non troverò più un lavoro da nessuno, neanche a pagarlo.

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