Viviamo in un mondo dove siamo consumati a tutto, ma poi ci entusiasmiamo e ci indignamo a bacchetta e non senza una certa noia.
La notizia è che, nel giro di un giorno o due, l'applicazione Wikileaks per iOS (il sistema di iPhone, iPad e iPod Touch) ha visto l'alba e il tramonto senza godere del meriggio. Si trattava di un programmino fatto da terze parti che si faceva vendere a poco più di un euro e mezzo per pubblicare un giornalino da telefono con le notizie distribuite in lingua madre dal sito corsaro. Da Cupertino non si sono fatti aspettare e i portavoce di Apple hanno rimosso l'applicazione con la motivazione che "Un’applicazione deve rispettare tutte le leggi locali. Non può mettere un individuo o un gruppo di persone a rischi".
Quello che mi sembrava interessante non è questa notizia - peraltro ampiamente scontata - quanto il fatto che dallo scandalo si sia passati al business. Si tratta Wikileaks come un giornale di gossip. Siamo oche all'ingrasso del meccanismo del pettegolezzo e ci dichiariamo annoiati, abituati come siamo a sentirci dire di tutto e tutto e il contrario di tutto che non ci stupiamo né ci indignamo di quello che è evidente, ma ci eccitiamo e ci scandalizziamo per degli stimoli in attesa di qualcosa di eccezionale che avviene solo nei telefilm americani (che per soddisfare questo bisogno superano se stessi nella sfida all'inverosimiglianza).
Alla fine anche Wikileaks è stato mangiato e digerito dalla macchina consumistica: perché mai dovrebbero far fuori Assange quando hanno già utilizzato le loro rivelazioni per abituare tutti ad accettare come poco appetibile, divertente, eccezionale persino le più terribili e dimostrate? Perché combatterlo, quando per annientarlo basta poterlo vendere come un videogioco?
Il mondo si cambia per contagio, dal qui e ora, da tu ed io: questo sì che è un vero film horror!
Nessun commento:
Posta un commento