29 dicembre 2010

Investimenti per l'anno nuovo

Osservando il turpemente triste debordare della catena di negozi "Compro Oro", mi rododendronavo per essere stato troppo pusillanime e condizionabile quando tre anni fa volevo convertire i miei pochi ma volatili risparmi nel metallo del diavolo, essendo sicuro dei tempi che sarebbero arrivati. Mai fidarsi dei consigli degli impiegati delle banche e di familiari e amici col pallino degli investimenti!

La cosa che conta di più nei fatti di soldi è quella di mai piangere sul latte versato (seguita a ruota da quella di non versare il latte, se possibile).

Il fatto è che, oggi come oggi, non c'è nulla su cui investire che non si trasformi in un modo per mettere a rischio i pochi averi già del loro orientati a trasformarsi rapidamente in carta straccia per fare ancora più ricchi i soliti speculatori, gli sciacalli della finanza e della politica e i loro amici cogenere amministratori delle grandi imprese, oltre all'immenso popolo dei funzionari leccapiedi e all'orda oceanica dei platelminteschi dirigenti pubblici, tutti accaniti sulla carogna di un paese immemore del tempo dei Manzi e dei Mattei.

Ci ho pensato a lungo e sono arrivato ad una conclusione che mi sembrava semplicistica, ma che più ci penso più mi convince e per questo la consiglio a tutti voi e vorrei anche consigliarla agli - in fondo non così pochi - italiani onesti che hanno qualche facoltà di influenzare gli indirizzi delle persone e delle scelte più generali.

Ci sono tre generi su cui ognuno di noi e tutti quanti insieme possiamo investire per sviluppare ricchezza individuale, ma soprattutto familiare e, in questo senso, transgenerazionale. Si tratta di:
  1. Investire in Tempo Libero
  2. Investire in Salute e Benessere
  3. Investire in Civiltà globale
Ho detto delle banalità? Capita spesso alle questioni più difficili da comprendere, per quanto risapute e ripetute, di essere prese per banali. Le implicazioni di questi consigli sono molteplici e varrebbe la pena per ognuno di noi di tenerle sullo sfondo per scoprirle meglio giorno per giorno, ma vorrei brevemente commentarne alcune a mo' d'esempio.

Per quanto riguarda il Tempo Libero, si tratta del bene primario che acquistiamo con i nostri sforzi, perché alla fine guadagnare per mangiare e mangiare per sopravvivere senza poi beneficiare in alcun modo del proprio tempo di vita che non sia quello di procurarsi da mangiare non ha alcun senso. A questo si aggiunga che un periodo recessivo come questo ha bisogno di pensieri e attività nuove e che quelle prodotte dalle attività tradizionali giunte ormai alla frutta (qualcun altro direbbe "alla canna del gas") sono ampiamente da ridimensionare. Il vero problema è che spesso sembra che non sappiamo come usarlo poi quel tempo libero (il cui valore economico oggi è altissimo): ci vuole un certo impegno per qualificarlo al massimo e questa è una sfida, ma se superiamo il condizionamento da "product life cycle"-dipendenza scopriamo che eravamo dei muli che giravano attorno al palo, anche dopo che la corda si era spezzata e che si tratta solo di togliersi i paraocchi perché il resto venga da sé.

Quanto al Benessere, sembra di dire una cosa scontata ("la salute prima di tutto"), ma non è così. In cambio di un costosissimo parcheggio in qualche resort salutistico che fa molto jet set, ci roviniamo il resto del tempo in una vita automobilistica, inquinata, a colpi di panini sanguinolenti, grassi e pesanti, senza rispetto della sicurezza e dell'igiene del lavoro e domestica. Oggi, ogni tanto riesco a farmi fare un massaggio, ma devo ancora organizzarmi per fare del movimento, per giocare, per rilassarmi e per conoscermi meglio prima che sia troppo tardi.

Infine, nulla ha senso se non viviamo in un contesto civile. In un paese di ladri come quello che cantava Venditti, sembra impossibile che ci siano finalità migliori di quella di arricchirsi ai danni dei vicini e perfino di amici e familiari. Eppure i paesi migliori che per me sono quelli di matrice protestante e calvinista come l'area scandinava e i Paesi Bassi, oltre alla vicina Svizzera che, con tutti i difetti e i limiti che ognuno di noi ha, sanno da sempre che il valore di una convivenza efficace è il capitale più lungo da accantonare e far rendere, ma che costituisce le fondamenta di tutto quello che gli costruisci sopra, e quanto più profonde sono tanto più serenamente e quindi solidamente si vive tutti. Se costruisci in zona sismica e senza fondamenta o se queste le fai superficiali e magari affondano nella sabbia, sopra ci puoi costruire l'abitazione egoisticamente e vanitosamente più sontuosa che vuoi che la tua casa non varrà niente, anche se chi ci passa davanti ti invidierà prendendo in giro l'altro che vive in un edificio modesto ma solido. Chi ci abita, la venderà presto al gonzo che si farà i debiti per una vita per scoprire che dopo qualche anno i debiti sono tutto quello che gli resterà, perché il resto si sarà sbriciolato, mentre andrà a bussare alla porta di quello deriso prima, accompagnato da un politico e un avvocato per esigere ospitalità seguendo la legge caricaturale di un noto ministro condensata in "Le tasse sono bellissime".

Eppure, se anche ti verrebbe voglia di fare strage dei parvenu goderecci ed egositi del craxismo e dell'edonismo reganiano, siamo costretti a trovare un compromesso per non affondare tutti insieme. Tutto va bene, ma a un patto soltanto: che i sacrifici di oggi - quelli almeno - vadano a capitale civile e non bisnèss' alla partenopamericana. Torniamo ad investire in Civiltà, come fecero i nostri genitori e i nostri avi che quando facevano sacrifici per la famiglia non si sentivano scemi o poveracci, ma piuttosto nel loro piccolo dei modesti supereroi di una vita dura ma dignitosa e non certo indegna come la maggior parte dei miti di massa di oggi!

Ecco l'augurio per il 2011. Investiamo in queste risorse (e in quelle collegate, come il risparmio energetico, la riduzione di sprechi e soprattutto di rifiuti, e le cose che sappiamo tutti) e, quandunque il mondo dovesse finire nel dicembre del 2012, scompariremo un po' meno poveri di quanto siamo oggi.

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