19 gennaio 2012

Andate e pubblicatene tutti

Questa volta Apple potrebbe proprio avere assestato un nuovo colpo grosso al comparto di mercato più succulento della cultura: la formazione e la didattica e quel che è per noi più interessante è che potremmo anche non esserne tagliati fuori. Anzi, tutto declinerebbe per farci credere che la lobby editoriale italiota, se non arriva un altro golpe Levi bipartisan, con i tentativi di trovare mammasantissima alla amatriciana come Telecom e f.lli ha preso una buca dolorosissima.

Già Amazon con Kindle ha dimostrato quanto poco ci voglia a far pubblicare libri a orde di autori più o meno interessanti, solo rendendosi disponibile per accettare le creazioni e metterle in catalogo.

Ora Apple fornisce loro, oltre tutto questo, un ambiente, un ecosistema cloud e soprattutto un programma iBook Author gratuito per risvegliare il loro appetito e la voglia di tirarsi su le maniche. Ora non c'è più bisogno, che Zanichelli, La Nuova Italia, Lemonnier e compagnia cantante, con una mancia a qualche ghost writer storcano il naso e rifiutino gli accordi con il gigante dell'MP3 e delle App: ora il professor Rossi può preparare il suo libro anche usando i copia e incolla parziali di brani di altri autori e prendere la lauta percentuale offerta dalla compagnia californiana che parla di prezzi inferiori ai 15 dollari (poco più che 10 euro) contro le vagonate di cartamoneta che ci dissanguano ad ogni ritorno dalle ferie.

Guardate un po' qui quanto è facile scrivere un libro con il nuovo programma per di più gratuito di Apple e capirete perché chiunque abbia qualcosa da dire oggi non ha più scuse per lasciarlo ai posteri. E pensate alle aziende e ai manuali di istruzioni oggi "ancora in PDF" (Adobe si gratta la capoccia preoccupata più di tutti gli altri messi insieme), ai consulenti, ai corsi di formazione… a tutto quello che fa cultura e comunicazione d'impresa, in definitiva.


E poi c'è una nuova App per iPad in grado di farci consumare corsi universitari, anche molti di quelli gratuiti. Le spocchiose università italiane che hanno fatto accordi con altri magliari della lobby per poi non concludere niente potrebbero dovere fare i conti con un e-learning oltreoceanico che al prezzo di un apprendimento linguistico oggi inevitabile renderebbero desueta l'offerta ballanzona.

E se è vero che Apple ha già stretto accordi con editori del calibro di Pearson, McGraw Hill e Houghton Mifflin Harcourt da soli in grado di soddisfare il 90 percento della richiesta didattica statunitense qui le cose, in tempi di sdegno diffuso, potrebbero farsi più radicali. Si potrebbe fra non molto, ad esempio, esigere, in qualità di clienti di avere i testi a disposizione sul server della scuola per i nostri alunni tavolettizzati e che i docenti mettano insieme il loro libro di testo, normale integrazione dell'insegnamento d'aula troppo spesso evitato per delegarlo al libro di qualcun altro.

Si tratta quasi sicuramente del primo dei tesoretti lasciati in eredità dal grande genio irriverente di Jobs, ma anche senza il generale, i sottotenenti hanno dimostrato di sapere cavalcare il suo insegnamento e, senza il genio della comunicazione a lasciare parlare i propri prodotti non hanno fatto meno scalpore.

Come previsto la nuova versione di iBook integra la multimedialità alla perfezione e con l'HTML5 diventa autonoma, leggera e alla portata di tutti gli sviluppatori di plug-in e ipertesti evoluti. Il podcast entra dentro il libro con iTunes U e ora ci sarà solo più da domandarsi chi cavalcherà per primo la nuova onda.

E tutto gratis… a patto, ovviamente, di possedere un Mac e possibilmente un iPad, ovviamente…

 

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