Sempre più alle corde i marchi storici: Microsoft ha varato qualche tempo fa un costoso battage pubblicitario per sostenere Internet Explorer, che per quanto bersaglio di attacchi frequenti di malaware, da un lato, e di utenti scontenti, dall'altro, perde punti ma non il primato assediato soprattutto da Mozilla, anche lui in decisa crisi di aggiornamento, afflitto dai costi di uno sviluppo manutentivo che fa sempre più fatica a ripagarsi con le entrate. Il browser è un'applicazione definitivamente dipendente dalle sorti del suo sistema operativo. Per quanto disponibili su più piattaforme, risulta sempre evidente che, a parte l'encomiabile esempio della svedese Opera che ci ha regalato da qualche giorno un prodotto di grande eccellenza conosciuto meno di quanto merita proprio per la ragione di cui stiamo scrivendo, sempre più il "Navigatore", erede di Mosaic, prima, e di Netscape, poi è definitivamente legato a doppia mandata al suo OS preferenziale. Ovvero, che le sorti di Internet Explorer dipendono da quelle di Windows, quelle di Firefox soprattutto dai vari Linux e quelle di Safari da Macintosh e iOS. Attorno esiste un mercato di nicchia di minori che raccolgono laute briciole spesso sfruttando il motore e le librerie dei colossi.
A noi resta il dubbio di quale sia quello che ci dà più sicurezza, visto che la maggior parte delle intrusioni nei nostri computer dipendono proprio da quanto viene monitorata e aggiornata la sicurezza di queste applicazioni denza dovere ricorrere a pesanti e non sempre insicure ulteriori applicazioni di supporto.
E, se Safari 5 ci ha favorevolmente colpito più per le features che per lo scheletro, chi la sta facendo da asso piglia tutto è Google il cui Chrome sta realizzando in pochi mesi quello che agli altri è costato anni o decenni e sta mietendo successi su più piattaforme, marcatamente Windows, dove sta cancellando gli avversari, e Mac dove è diventato il parner dello stesso Safari.
Eppure la vera sfida di Chrome deve ancora arrivare e potremmo definirla come la matrioska dei cavalli di Troia. Mentre in tutti gli altri casi è dal sistema operativo che è partito tutto, qui il via lo sta dando il browser che raccoglie consensi per poi andare a rimpolpare attorno alla connessione Internet un sistema operativo omonimo di cui si è parlato a lungo senza saperne veramente niente. Potrebbe essere il capostipite degli OS di virtualizzatione, utilizzabile quindi sia su una macchina priva di OS che all'interno di una sessione di un Sistema proprietario (come per VMWare o Parallels). Quasi sicuro è che sarà scarno in quanto la gran parte delle sue risorse andrà a prenderle direttamente in rete svelando l'ulteriore e più importante pezzo della matrioska, ovvero la dipendenza dalle macchine cloud di Mountain View, gioia e delizia del gratuito e del pubblicitario, funerale incipiente per l'informatica interna delle aziende che corrono ai ripari accettando i compromessi di mamma Microsoft o facendo il doppio salto carpiato di affidarsi ad Apple.
Chrome browser intanto è una realtà da cui tornare indietro non è possibile e, se anche non ce l'avete ancora o non l'avete ancora visto in circolazione, potete rassegnarvi: proprio una volta quando c'era solo Altavista - che oggi si fatica a ricordare come fosse - e poi in un'attimo quella riga con i pulsantoni ha conquistato tutto al punto che sono la maggioranza che quando dicono "vado su Internet" intendono "apro Google" e quando cercano un sito non sanno neanche più che cosa sia la barra degli indirizzi perché aprono anche quelli che usano in continuazione sempre passando di là, probabilmente solo quelli che resisteranno in un mondo a parte come quello dell'indotto Apple sapranno ancora che cosa sia un browser o, quel che è peggio, una "scelta"!!!
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