16 agosto 2007

"Il tempo per sé" (NMG 003 - 29-12-2004)

Quando il lavoro offre spazio è sbagliato insistere a fare: molto meglio è curarsi degli spazi personali e migliorare se stessi


Un po’ alla volta si sta accettando che il mondo non sarà più lo stesso e neppure le aziende. Per certi versi le cose sono peggiorate, ad esempio è più difficile ottenere vantaggi immeritati com’è capitato a molti di quelli che oggi comandano. Per altri sono migliorate, per esempio c’è un maggiore senso di realtà fra il valore di quello che si fa e quello che si ottiene. Inoltre, in mancanza di idee chiunque può contribuire ai destini organizzativi, anche molti di coloro che un tempo non avevano voce in capitolo.

Allora, se le magnifiche sorti e progressive delle carriere di alcuni anni or sono si profilano sempre meno probabili, gli obiettivi di crescita possono addirittura aumentare, grazie a una diversificazione di intenti che può arricchire i singoli, le imprese e anche il sistema economico, alla lunga.

Quello che alcuni ritengono essere il libro più antico dell’umanità, I Ching, ovverosia “Il Libro dei Cambiamenti”, dedica la sua missione alla logica che sovrintende le trasformazioni fra gli uomini e nella natura. Contiene pertanto un’infinità di consigli per tutti quelli che hanno compreso come gran parte dei nostri problemi dipende dalla capacità di cogliere il senso dei tempi di cambiamento.

I Ching c’insegna, fra le altre cose, che esistono dei periodi in cui non c’è nessuna possibilità di essere creduti e di ottenere i risultati sperati. In questi frangenti lavorare di più in genere si traduce nell’offrire buoni pretesti per venire criticato, vituperato, emarginato. In questi periodi la cosa migliore da fare è “mangiare fuori casa”, ovverosia desistere dalle solite strategie e dal tentativo di ottenere soddisfazione dalla medesima attività.

Nei luoghi di lavoro uno dei comportamenti che non ci si può permettere, il più delle volte, è esprimere apertamente le proprie difficoltà, il proprio stato d’animo. Il rischio è che le nostre confidenze vengano divulgate, strumentalizzate, utilizzate per ritorcerle contro di noi.

In tempi come quelli che stiamo attraversando, probabilmente, il meglio che si possa fare è ricominciare ad occuparsi di se stessi. Ad esempio, riprendere a suonare, approfondire lo strumento che si usava da giovani o apprenderne uno del tutto nuovo; mettersi a dipingere o dedicarsi alla scultura; iscriversi a una scuola di danza; ritornare a studiare la Storia che a scuola avevamo visto solo come un dovere; mettersi in analisi per far emergere le istanze nascoste della nostra anima; creare un’associazione, un club con i propri amici per diffondere gli interessi che ci stanno a cuore. E così via, finché c’è passione e creatività.

Un altro modo per occupare al meglio i periodi di incertezza è quello di curare la propria professionalità. Soprattutto quando si è più giovani si farà bene a formare se stessi in funzione di possibili colloqui di lavoro, approfondendo materie informatiche o linguistiche, ad esempio. Naturalmente anche chi non ha i requisiti (e il più delle volte neanche l’interesse) per partecipare alle ricerche di personale farà bene a ridedicarsi allo studio e alla “professionalizzazione”.

È comunque più probabile che gli obiettivi di chi ha passato i 30-35 anni siano quelli di consolidare le posizioni conquistate o di far valere altrove le proprie competenze.
Anche chi ha superato i 40-45 mirerà a far rendere i propri investimenti professionali in azienda o traguardare al meglio verso nuove opportunità che gli sono state offerte, mentre non sarà fuori dal comune che possa ricercare un cambiamento di lavoro che non gli viene offerto né da dentro, né da fuori.

In questo caso il guado (o “La Grande Acqua”, come la chiamerebbe I Ching) è costituita dal momento di “mettersi in proprio”. Una grande opportunità ma anche un grande rischio, una sfida importante che, ancor più degli altri due casi, va affrontata fuori dall’ufficio, nello studio di qualcuno che sappia ascoltare, che possa far emergere limiti e facoltà, che sappia cautelare, ma anche far riaffiorare il coraggio giovanile annichilito da anni di piatta ripetitività.

Il Personal Coaching è una delle migliori scelte professionali che possano essere intraprese quando c’è il tempo e la voglia di lavorare per se stessi. Sia per i risultati che possono essere generati dal lavoro comune, ma prima ancora per la scelta, la motivazione e l’energia che offre fare qualcosa di diverso dal “così fan tutti”, proclamando di volersi impadronire del proprio destino.

Qualunque sia la strada che intraprendi, la regola che ti consiglio è una: soprattutto quando non vale la pena dedicare tutto il tempo al lavoro, trova il tempo per occuparti sempre più di te stesso.

Legenda: NMG = Originalmente pubblicato su NetManager

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