29 dicembre 2004

Negoziare in casa

L’azienda è una squadra compatta al proprio interno e unita verso l’esterno. O così qualcuno vorrebbe farci credere.
“Alla fine mi sono trovato ad allearmi con la controparte per impedire che il resto del nostro staff rovinasse tutto per difendere degli interessi particolari”

I micropoteri nella pratica quotidiana del lavoro e del management influenzano gli eventi più della stessa proprietà. Non spetta al dipendente farsi carico degli interessi aziendali nel momento in cui il top management non fa niente per impedire i micropoteri al suo interno.

Molte ristrutturazioni fanno scomparire intere linee dirigenziali per rimuovere eccessi di micro-feudalesimo diffuso.

La vita del manager (ma dello stesso esperto) viene assorbita dai negoziati con attori interni. Niente di strano che la competenza da ricercare per il governo dell’azienda sia proprio quella strategica, ma nei confronti della propria stessa struttura.

Peccato che nessuna azienda ammetterà mai l’insegnamento di questa pratica, né accetterebbe che i propri dipendenti seguissero una tale formazione.
La strategia aziendale interna è un discorso privato, ma non clandestino; un percorso iniziatico, talora, altrimenti una scuola di sopravvivenza, almeno.

21 dicembre 2004

Quando la Soluzione È il Problema

È un vecchio detto (un pezzo forte della Scuola di Palo Alto), ma non lo si prende mai abbastanza in considerazione.

Molte persone arrivano in consulenza per risolvere problemi inveterati. Il coach è l'ultima spiaggia quando il mandato - vissuto come irrinunciabile - è quello di ottenere a tutti i costi un risultato perseguito per anni inutilmente per le vie tradizionali. Ma se era impossibile forse era perché lo doveva essere. Allora sarebbe sbagliato cercare di forzare i risultati.

Certo, i trucchi ci sono, i sotterfugi... ma per quelli non c'è bisogno di coaching: in genere basta "fare come sempre", "come fanno gli altri".
L'aiuto può servire, ma dev'essere cercato prima, quando il problema è appena insorto: in quel caso ci si potrebbe sorprendere a scoprire che la situazione era diversa da come appariva.

Il più delle volte quando si è ossessionati da un problema è consigliabile dedicarsi a qualsiasi altra cosa, fuorché quello che si sta già tentando.

Il manager che si impunta per risolvere a tutti i costi quella situazione, quel problema, è votato a un irrecuperabile fallimento.

Esiste un punto di non ritorno nei problemi che è pericolosissimo superare.
Si può insistere, ma dopo qualche tempo ilproblema deve diventare "come ritirarsi". "come fare altro", perché dopo sarà impossibile senza finire esposti a vergogna e fallimenti brucianti e stigmatizzanti.

Culture inossidabili

"Gli appuntamenti con lei sono il segreto più pericoloso per me da conservare in questo periodo.
Non solo per il fatto che lei è uno "strizzacervelli", ma in generale perché se si sapesse in giro che mi sto facendo aiutare si diffonderebbe la voce che non sono all'altezza del mio incarico, che non me la so cavare da solo, che non ho le palle insomma, che sono uno bruciato.
E se è vero che questo influirebbe sul top management, avrebbe un effetto ancora più disastroso sui miei collaboratori.
Tutto questo in un periodo in cui invece, se ascoltassi il mio istinto, mi verrebbe da parlarne con tutti, tanto mi coinvolge e mi eccita il lavoro che sto facendo".

Per quanto moderne siano le nostre teorie, le tecniche e le scuole, rimangono comunque discussioni accademiche se confrontate con la realtà dei fatti, con la cultura di corridoio diffusa fra gli uomini e nelle organizzazioni.

20 dicembre 2004

Executive Coaching

Com'è sempre successo, i termini nuovi, specie se esotici (in genere anglofoni, perché il cinese non ha ancora fatto breccia fra le mode), attirano l'attenzione e fanno sperare nel miracolo take-away.

Qualche tempo fa, prima che diventassero di grido, ricordo che ebbero un notevole successo i corsi di formazione tenuti da allenatori di sport come volley o basket.
Oggi il consulente si rinnova e lo fa in tanti modi diversi, dall'uso degli sponsor, alle esperienze all'aria aperta, alle sedute sul lettino.

Se anche il tuo coach non è all'altezza o se è il migliore in circolazione, di una cosa puoi star certo: quello che fa la differenza sei tu: tu metti quello che a lui manca altrettanto quanto puoi far fallire elegantemente ogni suo sforzo.

L'executive coaching, non diversamente da altre forme di counselling, è lo schermo in cui l'immaginario e il fattuale cercano una storia accettabile da potere mettere in scena assieme.


Per cambiare?
Sì: Per diventare ciò che sei!

Il manager che non sei

Ovunque intorno a lui si parla di manager.
Si evoca questa figura con invidia, talora con derisione, altre volte con rabbia...
Ma chi "manager" viene chiamato per lavoro ha sempre più dubbi sul suo ruolo.

Paolo aveva deciso:
"Il manager non esiste. Non so neanche più se sia mai esistito veramente. Ora, di certo non esiste più. Siamo tutti esecutori di un gioco fasullo. Ci dicono che dobbiamo preparaci per avviare grandi iniziative, mentre segretamente stanno svuotando i cassetti e comprando i biglietti per i tropici. Sono abituato a contare solo sulle mie forze, ma ora questa solitudine mi è nuova. Non ci sono preparato. Non so come affrontarla".


Il ruolo debole rende difficile un'identificazione fin troppo spesso artificiosa.
Questa precarietà, questa debolezza però è anche la scoperta di una nuova libertà.
La libertà è anche scoprire la propria solitudine.

Spesso è proprio questa condizione dimenticata a essersi risvegliata alle spalle della nuova solitudine di quel manager che non sei.