29 luglio 2010

Lucino Gallino sulle strategie della FIAT

Molto equilibrato, il guru della sociologia industriale, cerca di non
inasprire i toni in un contesto di crisi generalizzata.
Le sue analisi sono impeccabili. Ad esempio, a chi vendi in un paese
senza soldi (le aspettative dei consumatori sono già scese del 50%)?
oppure, chi lavora per mantenere una qualità civica anche se ai minimi
della vivibilità se le sue prospettive sono di sopravvivenza o meno? e
quale coinvolgimento (e quindi qualità professionale) può avere un
lavoratore che con nel suo lavoro non può riconoscersi più, ma che,
anzi, lo vive come umiliazione schiavista?
Il dubbio è che tutto questo fairplay non porti a chiudere la stalla
dopo che le vacche sono scappate.
A quel punto la sola risposta possibile sarebbe la violenza e il caos
accanto all'incremento della già attuale nuova emigrazione delle
risorse di valore.

I rischi del Lingottodi LUCIANO GALLINO (La Repubblica on line 08:50
29/07/2010). http://bit.ly/d7ly47

Ennio Martignago - mobile address

21 luglio 2010

Quello che Tremonti dice e non dice

"Governo tecnico? Governo di unità nazionale? Sono figure che sembrano stagionalmente incastrarsi nella forma di una geometria variabile che ricorda un vecchio caleidoscopio. Avrei preferito proseguire il discorso che abbiamo iniziato come discorso sulla "democrazia dei contemporanei"..." dice Giulio Tremonti al giornalista di Repubblica Massimo Giannini che poco dopo darà prova di insofferenza per le teorie e passione solo per i caleidoscopi.
Nel frattempo Giulio, che veneziano non è, riesce a infilare un discorso molto confuso. Non essendo proprio lui, l'ésprit de geometrie fatto ministro, persona solita a discorsi confusi, ma spesso incline a messaggi esoterici, il vostro malpensante prova a decrittare quanto segue per il breve tempo prima che il giornalista lo riprenda dicendo "Ministro, per favore, passiamo dalla filosofia alla cronaca di questi giorni. Parliamo delle difficoltà dell'Italia e del suo governo. Qui si parla di crisi, di elezioni anticipate, di governi di transizione...".
Anche Il Post si è dedicato a "studiare" quest'intervista, anche qui però per studiare il Macchiavelli e le sue alleanze di burattinaio.
Il fatto è che lui la figura del burattinaio non la sottoscrive, anzi sostiene che si trovi molto lontano da un governo impotente che non sposa e non tradisce, ma entro il quale negozia, con l'occhio puntato ad altri scenari. Quali? Qui inizia la parte all'apparenza confusa:
"Se cambia la geografia, la politica non può restare uguale. La politica come è stata finora è stata costruita sulla base territoriale chiusa tipica dello Stato-nazione, su confini impermeabili che concentravano nello Stato il monopolio della forza. E la politica era la forma di esercizio e di controllo della forza. La stessa democrazia era rapporto tra rappresentanza e potere. Ora non è più così"
Ovvero, si sostiene che oggi la politica non è più in grado di governare la forza soprattutto perché questa sfugge ad una precisa geografia, esce dal territorio-Stato. La questione vale per tutti i governi e non solo per quello in vigore in Italia oggi.
"Non è così. Il mio ragionamento vale per tutti i governi. (...) Ed è questo il senso politico della "poliarchia" disegnata nell'enciclica "Caritas in veritate". È proprio questo quello che si sta facendo in Europa in questi mesi, in questi giorni, costruendo sopra gli Stati una nuova "architettura politica"
Una "poliarchia", condivide l'esoterismo del Vaticano, ovvero, non tanto una democrazia come verrebbe da credere prendendo le parole alla lettera ma una coralità a poche voci di oligarchie sovra governative. Detto in altri termini: non è il popolo a governare alla fine, ma una pluralità a scarto ridotto di poteri non riducibili ad un fattore unico (potere, forza, denaro, ideologia...), ma piuttosto ad un'identità di alleanze. Qual'è l'architettura politica dell'Europa?
"...soprattutto perché l'Europa, avviata a prendere la forma di un comune destino politico, presuppone e chiede comunque una base di stabilità e di forza. (...) Tipico il caso della Grecia: la fiducia europea è stata indirizzata verso il governo greco legittimamente eletto. La negatività, verso un ruolo esclusivo del Fondo monetario internazionale, era basata sulla diffidenza verso una formula che sarebbe stata più debole, proprio perché solo tecnica. La tecnica può essere solo complementare alla politica, e non sostitutiva"
Ecco le aggregazioni in gioco: un'Europa che prenderebbe le distanze dal potentato lobbistico del FMI statunitense in nome di un'ideologia democratica sovranazionale. Ovvero, due aggregazioni di poteri e salvadanai al tavolo del mega negoziato. Ma se quello dei governi è solo, come nel mito della caverna, un riflesso dei movimenti reali, quelli lontani dell'iperuranio della "poliarchia", perché parlare ancora di democrazia?
"La democrazia dei contemporanei è diversa da quella "classica", e questa a sua volta era diversa dalla democrazia della agorà. E pure sempre è necessaria, la democrazia. Ed è ancora senza alternative - la democrazia - pur dentro la intensissima "mutatio rerum" che viviamo e vediamo. Intensa nel presente come mai nel passato, dalla tecnologia alla geografia"
Vale a dire che quello della "democrazia" è ormai l'unico contenitore linguistico con il quale si possa esprimere il discorso politico e dei poteri, ma in quanto contenitore è una cosa diversa dal modello classico. La composizione del potere è lontano dalle convenzioni linguistiche tipiche dei convenevoli democratici. Diventa sfiggente, talora stocastico, filtrato com'è da fattori meno controllabili perché all'apparenza imprevedibili nonostante ai più appaiano quasi meccanicistici:
"L'iPad muta le facoltà mentali, crea nuovi palinsesti, produce in un istante qualcosa di simile a quello che per farsi ci ha messo tre secoli, nel passaggio dal libro a stampa alla luce elettrica. Per suo conto, Google vale e conta strategicamente ormai come e forse più di uno Stato G7. E poi è cambiata di colpo la geografia economica e politica"
Ecco comparire in trasluce le composizioni politiche dello stato-Google fra Cinesi e Imprenditoria Clintoniana, i confronti fra motori e social network, fra modelli partecipativi (come cantava Gaber: "Libertà è partecipazione", ma anche "Libertà obbligatoria", una sorta di arruolamento). La difficile programmabilità delle tendenze, i flussi stocastici delle migrazioni a stormi nelle reti; un paesaggio sfuggente fatto di influenzamenti e di pressioni di opinione lontane dalla programmabilità della carta stampata di ieri e a tendere anche dei teleschermi.

Difficile dire quanto Tremonti ci sia o ci faccia. Di certo ci spinge a non guardare al muro della caverna dei giochi di cronaca politica e a dipingere il governo come un commercialista diplomatico che si trova a comporre equilibri complessi che sono ben diversi dagli schieramenti e che ad essi sopravvivono e comunque finirebbero comunque per condizionarli.

D'altro canto sono molto più vicini fra loro un Tremonti e un Bersani che, quando si sono trovati a toccare gli interessi di categorie e lobby molto paesane e molto pesanti, dagli studi notarili di ieri ai funzionari pubblici di oggi, sono stati strozzati proprio dai loro stessi schieramenti a trovare compromessi insoddisfacenti. Ecco che forse proprio lì sta guardando Tremonti, ad una nuova geografia del potere formalmente democratico che gli consenta di lavorare a più ampio respiro, un respiro europeo, dove negoziare con le lobbies economiche di riferimento statunitense e quelle locali alla fine non meno forti. Una figura tenace, strategica, ma anche "esotica", dalla "maladie d'ailleur", come dice Paolo Conte, una specie di Truman Burbank che sogna le Figi mentre fa la sua parte consapevole in un sistema mediatico di finzioni.

Lasciando lui alle indecisioni del suo destino, rimane a noi da domandarci se ci sia meno finzione a cascare nel gioco fasullo degli equilibri politici puramente apparenti, ad influenzare le coscienze in rete o se dedicarci al luddismo occupando le strade. Più probabilmente nulla di tutto ciò.

Così Twitter "mappa" l'umore - La Repubblica

Ricercatori delle università di Harvard e Northeastern hanno analizzato oltre 300 milioni di tweet americani. La costa ovest è più allegra della est, il weekend è il periodo con più buonumore
Allegri nelle prime ore del mattino, più tristi nel corso della giornata: secondo uno studio delle università di Harvard e Northeastern l'umore degli americani segue un andamento costante da lunedì a domenica e nel corso della giornata sale e scende proprio come fa il sole. Analizzando oltre 300 milioni di tweet, i post lasciati sul microblog Twitter, i ricercatori del College of Computer and Innovation Science della Northeastern University 1 e della Harvard University 2 hanno "mappato" l'umore degli utenti, contando sul fatto che il social network non è un luogo in cui si finge. Il risultato è stato ottenuto analizzando le singole parole dei tweet con un algoritmo sviluppato dal Center for Research in Psychophysiology dell'università della Florida, in grado di decifrare le emozioni.
La Repubblica - Social Network
Ennio Martignago - mobile address

19 luglio 2010

Misuriamo il QI del Top Management - Bootstrapping Innovation

Figlia del visionario inventore della tecnologia del computer attuale, dagli applicativi, al monitor, al mouse, alle reti…, Christina Engelbarth sviluppa il progetto degli ultimi decenni del padre Douglas per un quoziente intellettivo collettivo. Un parametro potenzialmente scardinante per valutare il valore di un'impresa. Magari il QI del Top Management: che bello!!! Davvero? In altri paesi, forse. Da noi dovremmo avere il QS, ovvero il Quoziente Spregiudicatezza.  

Patricia Seybold Group - Bootstrapping Innovation
http://www.psgroup.com/Bootstrapping_Innovation.aspx

At our Spring 2010 Visionaries meeting, Christina Engelbart, executive director of the Doug Engelbart Institute and heir apparent to the visionary thinking of her father, Doug Engelbart, presented the concepts and action model for bootstrapping innovation. Christina has taken her father's considerable body of work to a whole new level, distilling the conceptual into an accessible, actionable strategy for Bootstrapping Innovation and Collective IQ.

Expanding and leveraging the Collective IQ of your people and putting them in the context of a Dynamic Knowledge Environment and a strategy and structure for increasing innovation empowers them to work together to solve complex problems, make smarter choices, and achieve more brilliant outcomes.

(via Instapaper)



Inviato da iPad di Ennio

16 luglio 2010

MIT Review: cannibalizzare fa bene a patto di…

…seguire una strategia precisa:
Rispondere ad un fallimenti adottando un secondo modello di business nello stesso mercato
Il secondo modello dev'essere diverso dall'esistente
Tenere i due separati quanto basta da evitare conflitti, ma facendo leva sulle potenziali sinergie


"According to Michael Porter and other strategy theorists, managing two different business models in the same industry at the same time is challenging because the two models (and their underlying value chains) can conflict with each other.1 For example, airlines selling tickets through the Internet to fight back against their low-cost competitors risk alienating existing distributors (the travel agents). Similarly, established newspaper companies that offer “free” newspapers to respond to new entrants risk cannibalizing their existing customer base. By attempting to compete with themselves, Porter argued, companies risk paying a significant straddling cost: damaging their existing brands and diluting their organizations’ cultures for innovation and differentiation"

http://sloanreview.mit.edu/the-magazine/articles/2010/summer/51413/what-to-do-against-disruptive-business-models/
-- Postato con BlogPress dal mio iPad

15 luglio 2010

In Italia i poveri sono otto milioni - LASTAMPA.it

Sono 7 milioni e 810mila gli italiani in condizioni di povertà, vale a dire il 13,1% dell'intera popolazione. È quanto si legge nel rapporto Istat sulla povertà riferito al 2009. In condizione di povertà assoluta sono 3 milioni e 740mila, pari al 5,2% dell'intera popolazione. 

I nuclei familiari in condizioni di povertà relativa sono 2 milioni 657mila e rappresentano il 10,8% delle famiglie residenti in Italia. In questa categoria sono 1 milione e 162mila le famiglie in condizioni di povertà assoluta, pari al 4,7% del totale. Tenuto conto dell'errore campionario, le cifre sono sostanzialmente stabili rispetto al 2008. Anche per il 2009 nel Mezzogiorno si confermano i livelli elevati di incidenza della povertà del 2008 (22,7% per la relativa, 7,7% per l'assoluta), ma è aumentata la percentuale di coloro che si trovano nelle condizioni più gravi (dal 17,3% al 18,8%): vuol dire che il numero di famiglie in assoluta povertà è rimasto pressochè invariato, ma le loro condizioni medie sono peggiorate. 

Article: Poveri con la Jaguar | Economia | Il Post

Poveri con la Jaguar | Economia | Il Post

Secondo i dati di Contribuenti.it, il 47% delle ville dei luoghi di villeggiatura sono intestate a nullatenenti e pensionati con la social card…
http://www.ilpost.it/2010/07/12/evasione-delle-tasse-ricchi-nullatenenti/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+ilpost+%28Il+Post+-+HP%29

(via Instapaper)



Inviato da iPad di Ennio

09 luglio 2010

Anche i ricchi piangono

Manda Bala, anche i ricchi piangono | Il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/08/manda-bala-anche-i-ricchi-piangono/37865/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

E' di ieri la notizia che in Italia il 10% della popolazione detiene il 50% della ricchezza. La forbice sociale (se qualcuno non se ne fosse ancora accorto) si apre sempre di più. Quali le conseguenze a lungo termine?

(via Instapaper)



Inviato da iPad di Ennio